Il
sequel ha reso bene, vuoi non riprovarci l'anno dopo? Ed eccolo nel '98
l'ultimo (speriamo) episodio della saga inutilmente lunga e penosa, Il mondo incantato di Belle. Superfluo
commentare la noia sterminata toccata da tentativi dettati dal
fatturato e non dall'ispirazione.. Incapaci di inventarsi un seguito
degno, si torna indietro nel tempo sviluppando quattro episodi.
Il
più agghiacciante sotto il profilo della rappresentazione è il primo,
dove il rapporto abusivo tra Belle e il suo rapitore viene riproposto
nell'ennesima salsa, mettendo in scena un litigio per cui entrambi si
aspettano delle scuse.
Belle
è infastidita dalla rudezza e dalla bassezza della bestia nella vita di
tutti i giorni, da come mangia a come si gode il dopocena di fronte al
fuoco (le donne e e la loro pretesa di cambiare i compagni!), mentre lui
si sente ferito nell'orgoglio e costretto a rinunciare alla propria
spontaneità.
La
reazione di ognuno di fronte all'incapacità dell'altro di riconoscere
gli errori è significativa: la ragazza mette il muso, lo ignora e si
ritira in camera, mentre la bestia si sente libero di rovesciare il
tavolo, terrorizzare gli abitanti del castello e urlarle in faccia. Il
colmo è fare passare per pessimo carattere quello che in realtà è un
approccio violento agli altri, una sopraffazione sistematica e basata
sulla sicurezza della propria superiorirà fisica.
Insomma,
abbiamo cominciato benissimo. Nel secondo episodio il sessismo dei
personaggio e degli eventi è più sottile ma altrettanto subdolo: Lumière
dimentica l'anniversario della sua unione con Spolverina e ricorre a
Belle per rimediare al pasticcio. Qui è sottointeso lo stereotipo che
vuole le donne dipendenti dalle ricorrenze sentimentali e dal valore
simbolico che rappresentano in termini di romanticismo e aspettative
materiali (fiori, regali, cioccolatini). Allo stesso modo, viene fatto
credere che agli uomini non importi nulla, concreti e allergici alle
smancerie come sono, ma che le aspettative di una donna in proposito non
sono da disattendere, pena un'antipatica sfuriata. Insomma, è roba da
donne, loro si piegano per farci contente.. Ma non chiedetegli di
ricordarsene.
E
Belle è l'unica a poter dare una mano a Lumière, con la indola
naturalmente romantica e femminile. Sopperisce con la cura per i
dettagli e l'attenzione per le carinerie all'innata incapacità maschile
di festeggiare i traguardi di coppia.
Altrettanto
discutibile è l'equivoco generato da Spolverina, che travisa i
preparativi per la ricorrenza e pensa che Belle trami di rubargli il
maschio (del resto, cos'altro potrebbe pensare una donna, se non
sentirsi minata nella sicurezza della coppia, l'unica cosa che conti
nella sua esistenza?). E allora si scatena un circo di pianti, tattiche
di ignoramento, ostentate finzioni, tentativi di generare gelosia, in
definitiva un mare di sciocchezze. Alla base c'è la convinzione
disneyana e maschile che la competizione femminile sia l'inizio e la
fine di ogni comportamento di una donna: per conquistare l'amore o per
difenderlo. Un'idea sconsolante di metà della popolazione mondiale.
Le
tragedie e i giochetti sono evidentemente il motore per la commedia
degli equivoci, senza cui la comicità del cartone andrebbe a fallire.
Ecco perchè ai personaggi è proibito agire da persone normali,
affrontando li partner con franchezza ed esprimendo bisogni e
aspettative. Ma no, le donne sono complicate, non hanno sufficiente
coraggio, dietro a ciò che fanno si nascondono puntualmente ragioni non
chiarite, sotterfugi e finzioni. Questi sono gli insegnamenti sulle
relazioni d'amore che dovrebbero ricavarne bambini e bambine?
Trascurabili
dal punto di vista di genere gli altri due episodi, che contribuiscono a
comporre un film d'animazione povero di idee, di gag e di
rappresentazioni sincere. Speriamo che i seguiti del Re Leone riservino
sorprese, o diventerà un lavoraccio.
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