sabato 18 marzo 2023

Pocahontas

Sapevo che fosse l'unico film Disney tratto da una storia vera, ma la ricordavo più deprimente, alla Indro Montanelli: un inglese colonizzatore che rapisce una ragazzina per portarla nel nuovo mondo. Ebbene, non andò così male: in effetti, come nel film, Pocahontas fu davvero in grado di fermare l'esecuzione di John Smith e far dialogare i due popoli, ma venne in seguito venduta agli inglese e sposò John Rolfe, si convertì e adottò un nome inglese.. Non so quanto consapevolmente, fatto sta che quando tutto cominciò aveva solo dodici anni (e il sequel del film segue e romanticizza l'avventura inglese della protagonista.


Per una volta che, devo ammettere, gli stereotipi di genere sono trascurabili rispetto al cambio di passo nella rappresentazione femminile, le polemiche riguardano invece gli stereotipi razziali che mortificano gli indiani d'America e ne danno, come spesso succede, un'immagine fuorviante, inesatta e negativa. 
Ma partiamo invece con quanto mi ha convinta di un grande classico disneyano (per cui ricordo agli esordi di questo blog un grande hype).
Quello che posso notare circa la rappresentazione dei nativi americani è che, se in Aladdin Jafar aveva la pelle più scura e i tratti meno caucasici dei personaggi positivi, qui sono i bianchi civilizzati a interpretare i cattivi.
Pocahontas è un personaggio femminile finalmente libero che si muove un in grandi spazi aperti e non è prigioniera di incantesimi e dell'apprensione di nessuno: prima di lei, solo le femmine di animali hanno avuto questa fortuna. Malgrado ciò, manca di nuovo una figura materna in sintonia con i desideri della figlia, al suo posto il solito padre protettivo e severo che la vuole destinare a un matrimonio di convenienza perché il ragazzo gli sembra un buon partito. Del resto, quando le principesse Disney si innamorano di loro iniziativa vengono ostacolate, come Ariel e Pocahontas.


John rappresenta invece il rapporto moderno e paritario tra uomo e donna: non c'è mai volontà di proteggerla,  metterla da parte o fare mansplaning da parte sua. Il padre e l'aspirante fidanzato sono invece depositari di un rapporto tradizionale basato sui ruoli di genere, in cui il matrimonio viene combinato senza amore e senza gioia, e la donna è libera fintanto che non ci sono pericoli in giro, altrimenti ogni sua iniziativa porta solo guai. 
E infatti, la protagonista può esprimersi senza vincoli fino alla minaccia della guerra: all'arrivo degli inglesi, Kocoum e Capo Powhathan la vorrebbero costretta in casa; quando poi il ragazzo muore, il padre la incolpa: se non avesse avuto quest'ambizione di scoperta e conoscenza, il promesso sposo non si sarebbe sentito in dovere di proteggerla e non avrebbe lottato con John Smith.
In questa visione, dunque, i maschi della sua tribù hanno il dovere di proteggere Pocahontas senza che nessuno glielo chieda, ma se succede qualcosa la colpa è sempre sua: non c'è mai un'analisi sulla necessità di intervenire e impedirle di autodeterminarsi. Questo in effetti rispecchia anche la cultura dei popoli tradizionali nei confronti delle donne, anche se può essere interpretato come uno stereotipo razzista dipingere il nativo americano come maschilista e l'inglese come progressista. 
Il senso di colpa che la protagonista prova dopo la condanna a morte di John e l'uccisione di Kocoum è il prodotto di una dinamica che spinge le donne ad assumersi responsabilità che non sono le loro: chi ha chiesto all'indiano di farle da guardiano e di aggredire l'inglese? E' stata lei a sparare o il soldato? Non ha deciso John di essere lì con lei e assumersi il rischio di farlo? La serie di eventi che porta la situazione a precipitare è responsabilità di tre uomini diversi, eppure è Pocahontas a sentirsi colpevole, tanto che non cerca di difendersi quando il padre la accusa: le avevano detto di stare a casa


D'altra parte, anche John Smith ha molto da imparare grazie alla nuova amica: la sua sicurezza di rappresentare il progresso e la civiltà rispetto al popolo che vuole colonizzare è messa in crisi da ciò che la principessa gli mostra: la nonviolenza, il rifiuto della guerra, la convivenza armoniosa con la madre terra (è il primo messaggio ecologista in Disney). Un moderno uomo bianco rieducato dall'esponente di una cultura primitiva a vivere senza distruggere e usurpare? Non male per una casa di produzione famosa per le polemiche su razzismo e sessismo!
In effetti, è insolito per Disney condannare il colonialismo e mostrare personaggi bianchi come depositari arroganti di un'ignoranza nociva e problematica. Tuttavia, lo è anche rappresentare questa prepotenza nel solo governatore Ratcliffe, e caratterizzare il resto della spedizione come una manica di giovanotti inconsapevoli ma disposti a cambiare. 
Insomma, a mio parere Pocahontas rappresenta una svolta significativa verso la realizzazione di film più in sintonia con la sensibilità del pubblico: una protagonista libera e matura nonostante la giovane età, in grado di capire cos'è giusto e lottare a dispetto dell'amore che la lega alla sua tribù. Rappresenta il ponte tra due culture e un simbolo di pace che ha la forza di influenzare due popoli che conoscono solo la guerra come mezzo per affermare la propria legittimità e la propria forza. Del resto, è anche l'unico personaggio femminile: l'amica Nakoma è la sua copia sbiadita che, esitante e timorosa, manca di coraggio e rivela a Kocoum dove trovarla (un altro espediente per dare la colpa a una donna). 



Il secondo film, Viaggio nel nuovo mondo, perde la sua forza innovatrice e si appiattisce sull'incontro con John Rolfe, il futuro sposo inglese. La storia si concentra sulla trasformazione di Pocahontas in un'elegante dama dagli abiti stupendi e sulla contesa tra Smith e Rolfe per il suo amore: dinamica tipica di Disney, per niente originale e che soprattutto non lascia spazio a evoluzioni sui ruoli di genere. 

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