sabato 29 luglio 2023

Il gobbo di Notre Dame

Solo un anno dopo il successo di Pocahontas, Disney sforna un altro film d'animazione che cerca di tenere il passo alla sensibilità sociale emersa alle soglie del nuovo millennio.
Bisogna riconoscergli il primato nel porre il tema della diversità e della discriminazione al centro della vicenda, introducendo un protagonista con disabilità fisica e una protagonista appartenente a una minoranza etnica perseguitata. In effetti, il film è cupo e si temette potesse angosciare il pubblico con temi seri quali l'antiziganismo, il genocidio, l'infanticidio e l'esclusione sociale; d'altra parte, essendo la fonte d'ispirazione il capolavoro di Victor Hugo, anche la scenografia non poteva che essere tetra, sebbene teatro di molte scene sia la splendida cattedrale gotica. Tuttavia
, io trovo sia proprio dai prodotti per l'infanzia che debba passare l'educazione alle tematiche sociali, come a suo modo aveva fatto Pocahontas e faranno altri film d'animazione fino a oggi. Per la metà degli anni '90, del resto, il messaggio ha una sua importanza. 
Va notato che, come Aladdin era un ragazzo mediorientale dalla fisionomia caucasica, Quasimodo somiglia più a un francese che non a sua madre, quasi che una bella ragazza rom potesse pure andare, ma non l'eroe anticonvenzionale che già deve far accettare la sua diversità.. 
Va lodato, in ogni caso, il tentativo di introdurre un eroe romantico lontano dai soliti principi, belli e valorosi. Certo è che farli innamorare sembrava davvero troppo, tant'è che le hanno affiancato un soldato biondo e valoroso, più simile ai classici protagonisti maschili.


Ho apprezzato la modernità e un certo grado di emancipazione in Esmeralda: indipendente e scaltra, capace di sensibilità non stucchevole, non legata a nessun uomo o a un destino d'amore. La prima idea che trasmette è quella di libertà (sconvolgente, no?). 
Più problematico, purtroppo, il rapporto con il corpo che l'intero cast maschile ha con la ragazza: Quasimodo se ne innamora, Febo idem, Frollo, in quanto personaggio negativo, la detesta e la razzializza, ma la vuole anche possedere sessualmente: "Distruggi Esmeralda oppure falla diventare mia!". Il desiderio culturalmente maschile di annientare donne che non si piegano al controllo viene, grazie a Dio, attribuito a un personaggio negativo, perché la volontà è quella di mostrare che quelli positivi le amano: un modo alternativo di volerle tutte per sé, per annullare la loro libertà di fare esperienza della vita e del mondo. Del resto, questa dinamica perversa non è nuova: anche ne Il ritorno di Jafar, Jasmine diventa la sua schiava e coniuga desiderio sessuale e sottomissione, servendolo in abiti sexy.


Il problema di questa altrimenti fantastica protagonista è un motivo che ritorna identico a sé stesso e che non abbandona la costruzione dei personaggi nemmeno oggi: l'idea che la protagonista vada associata a un corpo desiderabile. Tutto quello che la rende interessante, le conferisce personalità e la definisce come persona è secondario alla sua bellezza, e lo prova il fatto che è l'avvenenza a cui gli uomini cedono con l'eterno amore. Trattandosi di una ragazza con un'attitudine tanto libera e avventurosa, è un vero peccato.
Ho trovato anche retorico e patetico, per quanto nobile, il passaggio in cui gli amici gargoyle cercano di infondere fiducia in Quasimodo, ricordandogli quanto vale al di là del suo aspetto e di come la sua personalità possa conquistare Esmeralda (raro che questi incoraggiamenti siano destinati a una ragazza); poco dopo la sua speranza viene affondata dall'arrivo di Esmeralda che porta in spalla Febo, ferito dai soldati di Frollo, e assiste impotente alla nascita di un sentimento tra i due. 


Piuttosto che intenerire, l'insicurezza di uomini timidi che si vedono oscurati da rivali con cui sentono di non poter competere è una dinamica talmente peculiare della costruzione dell'identità maschile, in cui il valore è confermato dalla virilità e dalla capacità di conquista, che rivela la tossicità che il film reca a esempio. Nonostante la morte nel cuore, l'amore che il campanaro prova per Esmeralda le fa promettere che si prenderà cura di Febo, scena questa che muove a empatia e compassione gli spettatori. Quando però Frollo gli rivela che la mattina seguente attaccherà il nascondiglio della comunità rom e Febo gli chiede di difenderla insieme, lui si giustifica con la fedeltà al padrone, ma è agli amici che racconta la verità: si sente tradito dalla scelta di Esmeralda e lascerà che sia lui a salvarla. Buon Dio, menomale che l'amore tira fuori il meglio delle persone!
Gli aspetti più meschini e sgradevoli del protagonista sono nascosti sotto una pesante mano di trucco: la diversità fisica, la profonda sensibilità, il sentimento che lo convince con grande generosità a lasciare che Esmeralda scelga chi ama senza risentimento. Quello che la storia ci nasconde è che a far evolvere il personaggio, a spingerlo a conquistare un coraggio che non gli è mai appartenuto è l'amore per una ragazza che a stento conosce e di cui si innamora perché è bellissima ed è, del resto, l'unica che abbia mai visto nella sua vita. Ancora una volta, un messaggio tossico da sottoporre a un giovane pubblico.


Nel finale, dopo che per tutto il film il coraggio ha caratterizzato la ragazza e la vigliaccheria il protagonista, Esmeralda perde i sensi ed è qui che Quasimodo può riappropriarsi del classico ruolo maschile: quello dell'eroe che salva la principessa. Durante la fase più emozionante ed elettrizzante del film, dall'assalto alla chiesa allo scontro a due con Frollo, Esmeralda sonnecchia su un letto, per poi farsi portare a spalletta da Quasimodo e fallire persino il tentativo di salvarlo dal vuoto: sarà Febo, un altro uomo, a trarlo in salvo. 
Chiude tra i sorrisi e le lacrime l'ineluttabilità dell'unione tra la bella ragazza e il biondo soldato, che Quasimodo accetta come legittima: l'ennesima conferma che l'amore nelle storie per bambini passi solo dai corpi conformi (ciò detto, ovviamente ho pianto).

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