sabato 2 maggio 2020

Taron e la pentola magica

Il 25esimo classico Disney rimarrà celebre per aver ricevuto il minor consenso di critica e pubblico. Momento non facile per la casa di produzione? Stile marcatamente horror per un pubblico di bambini? Possiamo trovare tutte le spiegazioni assennate del caso, per me rimane un film tremendamente noioso e poco divertente. Basato sui due primi libri della serie Le cronache di Prydain di Lloyd Alexander, narra di un guardiano di porci che sogna la vita da cavaliere. La maialina a cui deve badare è capace di prevedere il futuro proiettandolo nelle pozzanghere e Re Cornelius, l'antagonista della storia, vuole servirsene per recuperare la pentola magica allo scopo di resuscitare un esercito di morti con cui distruggere l'intero pianeta (ah, il fantasy, quanto è interessante).


I protagonisti della storia sono due ragazzini: il giovanissimo guardiano e un altrettanto fanciullesca principessa, Ailin, prigioniera del castello di Cornelius (ohibò, e chi se lo aspettava!). Da queste ingenue accoppiate nascono le riflessioni di genere più ispirate.. 
Prendiamo Taron: come Peter Pan e Mowgli, non vince in simpatia. E' arrogante con Gurghi, una specie di buffo furetto, quando scopre che cerca di fregargli una mela; si lamenta perché fa da guardiano a un maiale (Biancaneve e Cerentola vivevano in contesti più ostili con maggior contegno) e il suo unico desiderio è di diventare un grande guerriero, infischiandosene di quanto sia utile al vecchio Dallben con il suo lavoro di guardiano. Insomma, è un personaggio vero con le sue contraddizioni, non costruito sulla base di stereotipi e qualità. Nonostante alcuni tratti meno gradevoli è un modello positivo, destinato a diventare l’eroe della sua storia, e attraverso quest'avventura imparerà ad avere a cuore anche i sentimenti e la vita degli altri. Eppure, non vi sono protagoniste con altrettante sfumature genuine e credibili, ma solo creature umili e buone, capaci di sopportare carognate d’ogni sorta. Anche le poche eccezioni più irriverenti (Alice, per esempio) diventano tali solo quando messe a dura prova. Vi immaginate un’eroina Disney che si incazza con un tenero animale che gli chiede una mela? Come minimo l’avrebbe avuta in regalo! (e infatti ad Ailin piace subito).


La sua controparte femminile è la classica principessa Disney e ricorda le fattezze di Aurora: bionda, graziosa e con le curve al posto giusto, nonostante la pubertà. Nulla di originale nei disegni (e neanche nel concetto). Mi piace però che abbia una personalità vivace e intraprendente e il modo in cui si pone nei confronti di Taron: amichevole ma diretto, per niente timido o timoroso. Quando si incontrano, gli confessa che sperava nell’aiuto di un guerriero per la sua fuga, ma dimostra che, in mancanza d’altro, sta pensando a come farcela da sola. 
Superate le ostilità iniziali (date dal carattere insopportabile del ragazzo), Ailin purtroppo perde la sua allegra noncuranza e tramuta in un adolescente angelo del focolare, all'ombra del suo eroe, con il compito di spronarlo a guadagnare la necessaria fiducia in se stesso e a metterlo in guardia dai pericoli. Insomma: la solita spalla di supporto, il pretesto romantico di una storia che si regge benissimo da sola. Non sorprende che siano in tre con le mani in mano nella foresta e tocchi alla principessa cucire i pantaloni del menestrello.. Subito dopo però, provocata da quel deficiente di Taron che dubita che alle ragazze possano interessare le armi, mostra il caratterino e lo rimette al suo posto.


Rispetto ai protagoniti antropomorfi degli ultimi classici, il ritorno ai modelli eroe-principessa perde ogni aspetto di modernità nella dinamica di coppia. Per fortuna la ragazza non è una poveretta da trarre in salvo e ci viene risparmiato il quintale di melassa di due personaggi innamorati, visto che qui l'amore sboccia nell'epilogo (un po' forzato, come se farli rimanere amici fosse un'eresia); tuttavia, dopo il primo incontro con Taron, lo spazio, l'influenza, il potere decisionale di Ailin sulla vicenda sono vicini allo zero. 
Dal canto suo, il nostro protagonista veste con sollievo i panni dell'eroe a cui toccano compiti gravosi: è lui a decidere chi si mette in salvo e quando, mentre nessuno si permette di discutere sulla scelta di suicidarsi affrontando un re enormemente potente con la forza della disperazione. Questo fa parte del processo di crescita e di responsabilità nei confronti del prossimo, tipico di ogni eroe. Ma la capacità di influire sul proprio destino di un personaggio femminile dove sta di casa?


La presenza di tre streghe, non del tutto negative ma pur sempre un po' stronze, impone una riflessione sulla rappresentazione dei corpi. Se si esclude la comparsata di due follette giovani e attraenti, sgambettanti come veline e altrettanto inutili (a fronte di due maschi vecchi e saggi, con il ruolo di aiutanti magici) e la maialina Evy (con immancabili ciglia), i personaggi femminili sono in evidente contrapposizione fisica: la giovane bionda, bella, virtuosa (e di sangue nobile) contro tre donne brutte e vecchie. Ecco, bambine: i modelli a cui tendere e da cui guardarsi. Curioso (ma non troppo) che le brutte in Disney siano anche le più audaci a corteggiare gli uomini.. Chi ha mai visto una bella protagonista fare lo stesso? Evidentemente provare desideri sessuali è riprovevole e compromette la moralità delle ragazze per bene, oltre a essere prova di disperazione; del resto sono così perfette, che bisogno hanno di riconoscere e dare sfogo a questi desideri? Hanno la fortuna di innamorarsi di un solo uomo per la vita, senza nemmeno conoscerlo! 
Delle tre streghe, la cacciatrici di uomini è pur sempre la più giovane e prosperosa delle tre; le altre non hanno nemmeno delle forme, sono scope vestite. Insomma, anche quando sei senza speranza un briciolo di femminilità è doveroso conservarla.


In maniera analoga, per le guardie del re, deformate e malvagie, balla una ragazza sovrappeso e volgare: in quanto uomini tremendi, la trovano eccitante. Quanto c'è di perverso in queste intimidazioni alla libertà dell'attrazione sessuale? 

Su un film così tedioso, cupo e dimenticabile non c'è altro da aggiungere: personaggi femminili trascurabili per personalità e influenza nella storia, una protagonista bella statuina col il ruolo occasionale di motivatrice, una particina romantica di cui non sentivamo il bisogno. Un altro eroe che matura salvando il mondo e una rappresentazione stereotipata del femminile, ancora una volta mortificante, mendace e privo di fantasia (bella--> brava- brutta--> cattiva). 
Ariel, tra quanto arrivi? Portaci una ventata di nuovo con gli anni '90. 

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