mercoledì 18 marzo 2020

Robin Hood

Tre anni dopo Gli Aristogatti, Walt Disney mette le mani su una leggenda medievale e la riadatta, scegliendo animali antropomorfi come personaggi. Per la prima volta, la produzione del film è orfana del fondatore dello studio d'animazione, fatto che dal punto di vista di genere non regala nessun progresso: va ancora una volta in scena una rappresentazione meschina e mendace del maschile e del femminile come mondi inconciliabili e scolpiti nella roccia. Dal mio punto di vista, infatti, i danni peggiori Disney li fa proprio quando attribuisce sentimenti e atteggiamenti umani ad animali.
Come ne Il libro della giungla, le specie sono molto varie e la loro caratterizzazione contribuisce al divertimento. I personaggi maschili naturalmente sono più numerosi e più fantasiosa è la scrittura dei loro ruoli. Quelli femminili si limitano a pochi esemplari, vincolati ai soliti stereotipi di eroina da salvare, mamma apprensiva e accudente, giovane sognatrice e donna poco attraente che in virtù di questo si comporta come un maschiaccio. Vediamoli nello specifico.


Lady Marian ricorda Duchessa: come lei ride in maniera stolida, arrossisce per un nonnulla, parla sempre in maniera dolce e zuccherosa. Nipote di Re Riccardo, è nobile e aristocratica, nonchè di una bellezza languida e dolce. La sua funzione è escusivamente romantica: se dalla storia si elimina il pretesto amoroso, la principessa non ha ragione di esistere, mentre la volpe rimane il protagonista di un riscatto sociale e di avventurose imprese. Oltre a ridacchiare, piagnucolare per la grazia di Robin e fargli gli occhi dolci, non la ricorderemo certo per aver lasciato il segno. La natura dei suoi sentimenti lascia quantomeno perplessi: i due non si sono mai baciati, erano fidanzati da bambini, però lui ha inciso le loro lettere su un albero e questo dovrebbe giustificare la passione oltre misura che anima la ragazza anni e anni dopo. Almeno Robin Hood ha la decenza di realizzare che non si possa chiedere in sposa qualcuna solo perchè si è stati "bambini insieme". L'esame di coscienza viene spazzato via con baldanza da Little John, che confermando lo stereotipo del maschio grossolano e spiccio sulle faccende di cuore suggerisce all'amico di rapirla, senza informarsi se la principessa gradirebbe l'iniziativa. A conclusione di una conversazione tra due poveracci, Robin decide di partecipare alla gara di tiro con l'arco perchè Marian bacerà il vincitore ed esorta l'amico dicendo: "Un cuore pavido non ha mai conquistato una donzella!". Qui passa il messaggio che un corpo piacevole si offre come premio di una competizione maschile e che se non mostri coraggio (tratto tipicamente maschile), non sei un vero uomo e non meriti l'attenzione di nessuna donna.
Appena si rincontrano, i due innamorati parlano di matrimonio, ma sulla base di quale grado di conoscenza e confidenza? Senza contare che i progetti sulla luna di miele e sui figli vengono decisi a tavolino dal maschio della coppia, che li annuncia esultante alla fidanzata durante il combattimento post-gara. Che idea di amore fatuo ed edulcorato, e quale dinamica di coppia subalterna vengono veicolate a chi guarda? 


Allo stesso modo, il protagonista della storia somiglia a Romeo, ma con l'aggravante di non essere un seduttivo perditempo: qui siamo al cospetto di un eroe antiborghese! La povera Marian non ha di meglio da offrire della sua bellezza: il confronto è impietoso. Come ogni eroe Disney che si rispetti, è il principe azzurro perfetto, pur peccando di sangue blu: dolce, protettivo e fedele negli anni alla promessa sposa, coraggioso in ogni situazione, affronta i pericoli divertito e sicuro del fatto suo; amico leale, ladro onesto e generoso, affascinante e solidale con gli oppressi, un tesoro coi bambini. Come stupirsi se la fantasia dell'uomo perfetto, alimentata nell'educazione delle fanciulle fin dall'infanzia, è ancora così attuale? 
Non è un caso che le protagoniste antropomorfe (Lilli, Duchessa, Marian) in Disney siamo sempre più nobili e raffinate della controparte maschile: in questo modo viene giustificato il senso di protezione riservato, l’irritante convinzione dei compagni di avventura di dover spiegare come funziona il mondo là fuori, insidioso di pericoli, e l’autocompiacimento per la vita rischiosa che essi conducono. A questo proposito, Robin commenta: "La mia non è la vita per una signora, sempre a scappare. Che razza di avvenire le offrirei?". Da questo comprendiamo che la moglie sarà costretta a subire il suo stesso destino e seguirlo nelle scorribande senza l'opportunità di definire un avvenire.  


Un aspetto che mi ha particolarmente interessata del film è il modello che i protagonisti rappresentano per i personaggi più giovani. Quando Robin svela la sua identità a casa di Saetta, il coniglietto a cui lo sceriffo ha rubato il regalo di compleanno, l'ammirazione dei presenti si divide: il maschio vede in lui l'astuzia, la capacità di cavarsela nelle peggiori situazioni, l'abilità con l'arco; la sorella osserva con la madre che è bello come nei manifesti.
Quando la freccia finisce nel giardino del re e i bambini si imbattono per la prima volta in Marian, la coniglietta (non è chiaro se Codicillo sia il nome della sorella maggiore o della più piccola con il peluche, che nell'edizione italiana è un maschio) ne ammira la bellezza, evidentemente incapace di valutare altre virtù e si interessa alla storia con Robin Hood. La principessa e Lady Cocca, dal canto loro, non potevano sottrarsi allo stereotipo dell'istinto materno: eccole accogliere felici e canzonare dolcemente i piccoli ospiti.
Saetta liquida l'eccitazione generale quale roba da femmine (primo stereotipo: l'uomo impermeabile all'attrazione romantica) ed è intimidito dall'approccio della principessa (secondo stereotipo: il maschio che teme di perdere virilità cedendo alle avances di una donna). Il bambino poi si oppone all’idea che interpretando Robin debba baciare l'eroina, confermando il clichè per cui i maschi debbano considerare le effusioni tra fidanzati come inutili smancerie. 
Ricapitolando: l'ammirazione dei bambini per Marian è legata alla sua avvenenza e al fidanzamento con il leggendario eroe locale. Quella per Robin Hood alle sue imprese, al coraggio, al mitico arco: come biasimarli? Cos'ha da offrire la ragazza, oltre a essere desiderabile?


Altrettanto degna di analisi è la dicotomia tra i due fratelli conigli, con cui i giovani spettatori possono facilmente empatizzare. Assodato come sia automatico per uno e per l'altra identificarsi in modelli diversi sulla base del genere e degli stereotipi a esso associati, possiamo affermare che in generale i personaggi maschili di Robin Hood siano di gran lunga più interessanti per il suo pubblico: c'è l'eroe senza macchia nè paura, l'amico mattacchione, il frate bonaccione, lo sceriffo perfido e sciocco, il re infantile e capriccioso, il serpente acuto e bistrattato, la tartaruga fifona: ognuno con la sua personalità, i suoi difetti, le sue potenzialità, la capacità di divertirsi e far divertire. Ovviamente il personaggio che un bambino può trovare più vicino e somigliante è quello dei Saetta: timoroso come ogni bambino, ma anche armato dell'incurante incoscienza che lo spinge a recuperare la freccia nonostante la minaccia di un re crudele; in perenne scaramuccia con la sorella maggiore, idolatra l'adulto in cui vede realizzarsi il suo sogno per l'avvenire. Non è altrettanto definito il personaggio della coniglietta, vivace e ridanciana, ma sempre dietro alle iniziative del fratello, mai capace di prenderne di proprie (anzi, decisamente seccante e sciocchina come Minou era verso i fratelli).
D'altra parte, in diversi cartoni Disney i protagonisti, per quanto imperfetti, sono presi a modello da personaggi più giovani: Mago Merlino per Semola, Robin Hood per il coniglietto, Peter Pan per i fratelli. E le ragazzine a quali modelli femminili possono ispirarsi? Dove sono gli esempi positivi, le protagoniste in grado di essere altro rispetto a principesse buone e belle in fiduciosa attesa di un amore per la vita? Quelle più dotate di autodeterminazione, di talenti e autoironia sono matrigne accecate dall'invidia (della bellezza) e perfide streghe. Persino fata Smemorina è in grado di cambiare il destino di Cenerentola grazie alla magia e non all'astuzia o all'intelligenza, come invece abbiamo modo di vedere in mago Merlino. Le bambine hanno dunque un numero limitato di esempi incoraggianti a cui rifarsi per quantità e qualità (in un cartone segnato dall'avventura e dall'azione saranno sempre in svantaggio numerico). Cosa distingue i tre personaggi femminili di questa storia, a parte l'età, la specie, l'aspetto fisico? Dolci e sognanti, lardellate di istinto materno, implorano aiuto quando si rendono conto di non essere in grado di difendersi da sole e per commuovere il cattivo di turno sono pronte a bagnarsi gli occhi di disperazione.


Un altro particolare su cui soffermarsi è la libertà di cui i fratelli dispongono in quanto maschio e femmina. Quando Saetta dichiara orgoglioso a Robin di aver compiuto sette anni, lui lo promuove a uomo di casa, lasciando intendere che si prenderà cura anche della madre e della sorella, nonostante siano più adulte e responsabili: il senso di protezione familiare e la difesa del territorio in un maschio sembra innato, a dispetto dell'età.
Nella fuga dal castello, il coniglietto ha acquisito ormai l'autonomia di un adulto: non lo vedremo più vicino alla madre o ai fratelli, che invece si muovono tutti insieme, ma piuttosto in prima linea con l'eroe a tirare frecce alle guardie; è il solo, insieme a Little John, ad aspettare Robin fuori dal palazzo in fiamme. In maniera analoga e piuttosto sorprendente, decide senza interpellare nessuno di seguire la volpe dopo il matrimonio, perché la coppia avrà dei bambini e lui dovrà occuparsi “di tutte le altre cose” (quali siano e come possa essere d’aiuto un bambino non è meglio chiarito). Tutti aspetti che sottolineano la libertà del bambino in quanto maschio. La sorella si contenta di afferrare il bouquet lanciato dalla sposa.



Spenderò poche righesu Lady Coniglia: classico concentrato diabetico di dedizione materna e lacrima facile targata Disney, è senza dubbio il personaggio meno digeribile dell'intera foresta di Sherwood. La vediamo solo affacendata dietro alla quindicina di figli, dall'organizzazione di una festicciola alla nutrizione in prigione. Non ha nient'altro da dire, se non che è una madre amorevole. Capace di profonda empatia verso le ingiustizie e le sofferenze patite dai compaesani, piagnucola al cospetto della generosità di Robin Hood e lo raccomanda al signore. Vuole ricordare al suo pubblico che una madree è solo una madre nient'altro, e dedicherà la vita intera alla prole, come un marchio d'infamia. 


Quella di Lady Cocca e Lady Marian è un'accoppiata che vuole evidenziare la dicotomia dei due personaggi. C’è infatti uno stereotipo ricorrente nel cinema di ieri e di oggi (penso a Melissa McCarthy ne le amiche della sposa): quello della donna che non risponde ai canoni estetici imperanti e quindi esprime una serie di atteggiamenti maschili, dalla volgarità allo scontro fisico; dal momento che per gli uomini non è interessante, non può essere che un maschiaccio. Tanto la principessa è elegante, nobile, bella, timida e sognante, tanto la damigella è goffa, smaliziata, abituata a parlare fuori dai denti e facile alle baruffe. Dal momento che gli uomini non la considerano oggetto di interesse, si rapporta a loro in maniera cameratesca, come se dovesse per forza esprimere una natura maschile (anche le lesbiche, del resto, sono liquidate con la stessa sufficienza). La grazie della volpe (e di un corpo magro) contrapposta alla rozzezza e alla ridicolaggine della gallina (e di un corpo grasso) vengono sottolineate continuamente. Al tempo stesso, però, è proprio la noncuranza di Lady Cocca per il suo aspetto che le conferisce una grande libertà, mentre il giudizio maschile e l'educazione aristocratica condizionano i comportamenti di Marian. 
Durante l'incontro con i bambini nel giardino, è la damigella a sfidare il coniglietto a duello e interpretare, divertendosi molto, una teatrale morte del re. La ragazza non può che recitare la parte di sè stessa, donzella da salvare.
Quando, dopo la gara di tiro con l’arco, gli animali fanno baldoria nella foresta, Marian balla con grazia insieme al cane zoppo, mentre Lady Cocca invita Little John a darci dentro e si scatena in un danza molto più vivace ed esuberante. Ancora una volta, la bellezza e la nobiltà della ragazza sono una gabbia per la sua spontaneità.


E' nel corso della baraonda che si scatena durante la gara, tuttavia, che la damigella può esprimere la sua attitudine per la provocazione e lo scontro fisico. Mentre Robin Hood affronta divertito una schiera di guardie pronte a ucciderlo, la principessa deve scappare, esortata da Lady Cocca che la chiama fanciullina e aggiunge “Questo non è posto per una signora” (chiediamoci in base a quale etichetta lei non si senta tale). Non fa tempo a dirglielo che Marian viene inseguita e invoca l’aiuto del suo eroe. Solo una volta che si trova vicino a lui, al sicuro, finalmente riesce a rilassarsi, smettendola di piagnucolare e arrivando a tirare torte in faccia all’avvoltoio.
L'amica, nel frattempo, si infila nelle risse che si sono scatenate tra guardie del re e amici di Robin, classico divertimento maschile, rendendo evidente come lei e Little John "se la vogliano godere tutta". E’ anche l’unico momento in cui la coniglietta può riconoscersi in un modello di femminilità che esprima qualcosa di diverso da eleganza, nobiltà e un bel musetto,e  tifare per lei.
Quali conclusioni dovrebbe trarre la nostra giovane spettatrice? Che la damigella può affrontare il combattimento con maschi molto più alti e forti di lei perché essendo brutta, matura e grassa non ha nulla da preservare e non ha motivo di temere il giudizio (solo oggi che sta nascendo una sensibilità nuova verso la grassofobia ci accorgiamo di quanti insulti come "bloccate la grassona" siano disseminati a scopo di divertimento in film e cartoni più o meno recenti), mentre la principessa giovane e bella è incapace di difendersi, oppure rischierebbe di risultare sconveniente.
L'immagine che segue è emblematica circa l'aut l'aut che impongono questi due personaggi: o aderisci allo stereotipo della principessa, oppure non attrai gli uomini e puoi permetterti di essere risoluta, autoironica e cavartela da sola. D'altra parte, la trionfale constatazione che "L'amore ha vinto di nuovo!" quando re Giovanni è obbligato a liberare il prigioniero, e la lacrimuccia che scende quando la sua Marian va in sposa all'amato confermano, qualora ce ne fosse bisogno, che in fondo anche lei un po' di femminilità la tiene.


Siamo solo nella prima metà degli anni settanta, primavera del movimento femminista, e dovranno passare almeno quindici anni perchè il grande pubblico cominci a muovere critiche alle protagoniste dei film di animazione e a pretendere una caratterizzazione meno stereotipata e sessista.
Intanto, quattro anni dopo arriva una coppia di topolini viaggiatori.. 

Nessun commento:

Posta un commento