martedì 14 luglio 2015

Lilli e il vagabondo

1955: dopo una fortunata serie di produzioni su adolescenti oppresse, bambine avventurose ed eterni ragazzini, Disney torna a disegnare animali in un film che ha visto una gestazione lunga quasi vent'anni. E' dedicato ai cani, ne celebra le virtù e assume la loro prospettiva, dipingendo l'essere umano in molti dei suoi difetti. C'è molto di umano, tuttavia, nella caratterizzazione dei personaggi e molto di stereotipato nella definizione di genere..  


Siamo nel 1909. Lilli è una tenera cucciola di cocker che vive a carico di una famiglia borghese e nulla conosce oltre lo steccato del suo giardino. Ha l'amore incondizionato dei padroni e due amici altrettanto altolocati e ormai adulti, che dandole del lei la riempiono di consigli, complimenti e vezzeggiativi. Certo quel tanto di aspetto selvaggio era indispensabile per un cane, ma la volontà di renderla femmina è prepotente: adesso sì che sei una vera signorina, commenta Gianni caro mettendole il collare con medaglietta. Il film è disseminato di riferimenti che sottolineano l'ingenuità e i pericoli a cui si espone Lilli e ricordano che la sua condizione di giovane femmina desiderosa di guida e protezione.


 L'arrivo di un neonato sconvolge questo equilibrio e Lilli conosce l'indifferenza di Tesoro e Gianni caro, oltre che lo smarrimento per l'ignoranza assoluta della situazione. Una volta che la curiosità viene soddisfatta e i padroni tornano a farle due moine, si affeziona al pupo (ma va?), ma ripiomba nello sconforto con l'arrivo di zia Sara: lo stereotipo perfetto della vecchia zitella acida, snob e culona con gatti al seguito, che non vede l'ora di stare col nipotino e vede in Lilli una minaccia all'incolumità del piccolo. Si ravvederà nel finale e, una volta scoperto che la bestiaccia era il topo e non il cane, manderà loro biscotti a Natale.


Esasperata dalla situazione, la cagnetta scappa e l'impatto con la strada è brutale, affollato di randagi furiosi e automobili impazzite. Fuori dal suo piccolo mondo non sa come cavarsela e ci mette un paio di secondi a cacciarsi in guai grossi. L'intervento di Biagio è di quelli che fa vibrare i cuori romantici: affronta quattro cagnacci per la salvezza della "bimba", mentre quella rimane nascosta dietro un cassonetto senza il coraggio di guardare.


Quando in un'altra scena Biagio corre a salutare gli amici ristoratori, Lilli si nasconde dietro al muro, temendo chissà che, e cerca subito le gambe del tavolo quando i due litigano. Una coppia, dunque, assortita secondo il più classico dei modelli: lui difende, fa strada, trova soluzioni alle necessità, è audace, incosciente e (si) diverte; lei fa da controfigura all'azione con le ciglie seducenti, si spaventa, si fa guidare e conturbare. E' sempre Biagio a fare il primo passo, mai che lei lo preceda.  

                     

La storia motiva i timori e le insicurezze con l'abitudine di vivere in famiglia, coccolata e al riparo dai pericoli, ma a voi sembra un caso che il personaggio scaltro, impavido e di mondo sia maschio e la cucciola che tutti trattano come una bimba seducente e graziosa, incapace di essere presa sul serio e persino di mangiare gli spaghetti sia femmina? 
Bimba, piccina, picciotta, signorinella, bel tipino: avete inoltre prestato attenzione ai vezzeggiativi con cui ci si rivolge ai personaggi femminili in questo e altri film, a come li si associa all'inesperienza e alla grazia, per non dire all'inferiorità e alla corpo?


Dopo la bella giornata trascorsa insieme, Lilli torna a preoccuparsi del ritorno a casa e lo considera un imperativo nonostante la megera da cui è fuggita. Lui non conosce responsabilità familiari e la invita a guardare la città dall'alto della collina: mentre la cagnetta vede belle case, giardini e siepi, tranquilli ménage domestici, Biagio le suggerisce di guardare con occhi diversi e immaginare corse sui prati senza recinzioni in una vita piena di emozioni e avventure. 


 Per quanto la prospettiva la alletti (il desiderio di libertà in lei non è del tutto domato, come capita a ogni donna), si chiede in sua assenza chi baderebbe al pupo: eccola qui, la cugina di Nanà ne Le avventure di Peter Pan! La scena riassume il destino di due coetanei all'epoca del film: lei chiusa tra le mura di casa, immolata al sacrificio domestico e legata alla famiglia nonostante i desideri inquieti, lui libero per il mondo. 


Dunque, Lilli sta per fare ritorno a casa, ma viene scambiata per randagia e portata al canile (appunto più animalista che femminista: curioso che se ne parli come di un posto triste e spietato, mentre lo zoo ci mostra animali tranquilli come delle Pasque..). Prima, però, c'è ancora il tempo per un altro dialogo stucchevole:
Hai mai dato la caccia alle galline?
Ci mancherebbe altro..
Allora non hai mai vissuto!
Ma non sta bene!
Vivi, finchè ne hai il tempo!
Rieccoli di nuovo: il mentore e l'allieva ingenua.


Una volta in gabbia, Lilli se la fa di nuovo sotto e tocca a una femmina stavolta difenderla. Gilda ricordo lo stereotipo di una prostituta (non a caso, cantava in un locale notturno): sensuale e senza peli sulla lingua, sa il fatto suo e non le manca il coraggio, oltre che una vita randagia e sfortunata. Il confronto tra le due è forte è significativo: la santa e la puttana, che nel nostro paese sembra non perdere mai d'attualità. 


Il cocker rimane delusa nello scoprire di essere per Biagio l'ultimo flirt di una lunga serie, lei che ha da offrire tutta la purezza di questo mondo! Gilda canta di lui come del bello e impossibile della situazione, pure un po' bastardo, insomma il prototipo di maschio dietro a cui sospirano le brave ragazze. La dichiarazione che segue del cane con l'accento russo è la più classica delle trappole da stronzi: ma un giorno incontrerà una molto diversa, una creatura fragile e delicata che cercherà in lui rifugio e protezione: roba che rassicura solo i matti, messaggi molto pericolosi per il giovane pubblico. Illude le bimbe che possano convincere chi le respinge o non ha intenzione di legarsi a dedicare loro una storia solida e monogama e lascia intendere che le ragazze che fanno altrettanto, si divertono e pensano con la propria testa non sono degne di una storia seria. 


Lo scontro con Biagio una volta tornata a casa è l'unico episodio in cui Lilli mostra i denti e lui arretra disorientato: perchè l'ha lasciata a cavarsela da sola, non si è preoccupato di proteggerla, se l'è spassata con altre in passato. La donnetta veterosentimentale e frigida che sogna l'uomo forte e fedele: oh, quelle nouvelle! Quindi lo caccia e scoppia a piangere, poi si affaccia a vedere se se n'è andato per davvero, un poco delusa.. Ma è molto contenta quando ricompare qualche minuto dopo, perchè un topo sta per entrare nella stanza del pupo e Lilli è legata, perciò toccherà a lui provare a salvarlo e venir catturato come l'ultimo degli eroi romantici.. Ma tu guarda.


 Nel felice epilogo, Biagio ha rinunciato alla libertà, si è accasato e vive da borghese: la donna romantica ha tenuto duro per conquistarsi l'amore ed è diventata anche un'amorevole e pazientissima madre. Ha trionfato e può anche morire in pace, se le pare. 
Diffidate, giovani spettatrici.. 


 Un'ultima, veloce analisi la merita Tesoro, che pare si chiami Lisa: un personaggio perennemente sull'orlo del tremolio e del rimorso, dedica tutta se stessa prima al cane, poi al figlio. E' lei a tormentarsi perchè Lilli dorme da sola la prima notte a casa e chiede a Gianni caro se non sia uno sbaglio, mentre quello ha deciso per entrambi e non lascia spazio a ripensamenti. 


Stesso atteggiamento sul filo della partenza, ormai genitori: stavolta lei si strugge perchè teme di abbandonare il piccolo e lui la rassicura, risoluto come si compete a un uomo. Tesoro ha voce in capitolo solo durante il periodo delle voglie, quando al marito tocca cercare melone e fragole a gennaio, ma si adegua per il bene del prediletto primogenito maschio (ovviamente lei voleva una femmina e compilava speranzosa liste di nomi).
La scena della festa per l'arrivo del bambino, poi, è memorabile: le gonne delle amiche sono tutte strette intorno alla futura mamma per adularla e deliziarsi per i regali, con grande spreco di sciocchezze. Gli uomini li hanno lasciati in una stanza fumosa coi sigari in mano, a sfottere di Gianni caro e a divertirsi. Una rappresentazione rigida, fatua e peurile.  



Queste recensioni mi appassionano molto nella mia incorruttibile ricerca di stereotipi, ma mi sento un po' divisa a metà tra lo sguardo spietato della blogger e quello commosso e divertito della piccola spettatrice cresciuta.. Amavo questo film e ancora oggi mi ha divertita molto.

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