sabato 3 aprile 2021

La sirenetta 2- Ritorno agli abissi

Undici anni dopo il primo film, nel 200 esce il sequel Ritorno agli abissi, dove troviamo Ariel sposata e felice che dà alla luce la sua Melody. Durante quello che ha l'aria di sembrare un battesimo, Morgana, sorella di Ursula, cerca di rapire la bambina per avere in cambio il tridente di Tritone e, a tentativo fallito, minaccia di riprovarci. Ariel e Tritone, a malincuore, decidono di separarsi per scongiurare il pericolo: la famiglia vivrà a palazzo, lontano dal nonno, proteggendosi dalla minaccia del mare tramite una muraglia altissima.
Diventata adolescente, Melody, come è facile immaginare, adora nuotare nell'oceano ed è costretta a tenerlo nascosto ai genitori. Ancora una volta, al povero Sebastian viene chiesto di proteggerla.
Il pretesto che mette in moto la storia ricorda quello de La bella addormentata: la minaccia dell’antagonista alla neonata, oggetto dell’amore di tutti, spinge la famiglia a tenerla lontana dal pericolo, ma anche dalla vita. In questo modo la giovane, cresciuta come una reclusa, nutrirà una magnetica passione per tutto ciò che le è stato proibito. Analogamente, i meccanismi narrativi si ripetono identici: il pericolo, il tentativo di protezione dei genitori, la volontà di scoperta e di libertà della giovane protagonista. Insomma, 'na noia.
 

Interessante il personaggio di Melody, se non altro l'unico femminile a suggerire un certa positività: fortuna che a 12 anni è ancora presto per votarla a un principe (oddio, con Wendy ci si era riusciti), il che le permette di sviluppare altri aspetti della personalità non legati alla conquista di un partner. Per esempio, è vitale, coraggiosa, ha un sano desiderio di scoperta e i pericoli celati nell'immensità dell'oceano non la turbano nemmeno un po'. Rispetto alla madre, che ricordiamo sognante, ingenua e un po' timorosa, ha più carattere e il fatto di non essere cresciuta da un padre possessivo e terrorizzante deve averla aiutata non poco. Incoraggiante anche la rappresentazione del disagio che attraversa perfino un'adolescente bella, ricca, spensierata, a cui sembra non mancare nulla per essere felice, che invece scopriamo tormentarsi per i conflitti e le insicurezze tipici di quel periodo: sentirsi diversa, non essere accettata, vivere una profonda inadeguatezza. Questi sono gli spunti educativi che voglio vedere in un film d'animazione del terzo millennio. 


Altrettanto non si può dire per Ariel, il cui fine ultimo dopo l'amore diventa la maternità, uno dei talloni d'Achille Disney: la stessa rappresentazione da decenni, mai un elemento di modernità nella concezione di questa esperienza femminile. Per quanto diverse tra loro, tutte le principesse diventate protagoniste di sequel si omologano a un modello convenzionale e limitante: devota e apprensiva, complice e amorevole, abbandona la perpetua immagina di dolcezza e remissività solo quando le toccano la prole. Della giovane donna, al di là del ruolo di mamma, non rimane altro da dire. 
Senza contare l'insistenza sulla famiglia come destino naturale, realizzata mostrando vecchi personaggi che ormai cresciuti hanno figliato.. Inesorabilmente, sembrerebbe.
 

Ho trovato ricco di spunti il confronto tra Melody e Ariel: entrambe hanno cercato di emanciparsi da figure eccessivamente protettive e assecondare un vivace desiderio di conoscere mondi lontani e inaccessibili. Se la madre però lo ha fatto nell'unico modo previsto da Disney per una giovane donna, cioè il matrimonio, Melody sembra trovare nel finale un compromesso per restare legata alla famiglia e al contempo vivere la dimensione che l'affascina. Ho come l'impressione che sia stata la volontà di creare un personaggio troppo giovane per innamorarsi a liberarla da un destino già scritto. La lezione forse più importante che Disney impara è non costringere la sua protagonista a rinunciare a qualcosa, ma permetterle di godere del mondo a cui appartiene e di quello che ha imparato ad amare.
 
 
Per ultimo, qualche considerazione su Morgana, che per moltissimi versi ricorda l'atteggiamento di Ursula: artefice di piani diabolici, piena di rabbia e crudele ambizione, determinata a distruggere Tritone danneggiando una bellissima giovane e soddisfando in questo modo il sentimento femminile per eccellenza che caratterizza le cattive Disney: l'invidia, motore propulsore di ogni storia. Non a caso, come abbiamo già visto, la cattiveria va sempre di pari passo alla bruttezza, anche quando l'antagonista è magra e ricorda Crudelia De Mon. In realtà, la novità di questo personaggio finisce qui.
L'odio che anima Morgana si muove a più latitudini: ce l'ha con Tritone perchè ha ucciso la sorella e, come e più di lei, vuole conquistarne il potere per distruggerlo; prova un antico rancore nei confronti della madre che le preferiva Ursula; e infine, il suo piano le permette di sbarazzarsi di un'erede al trono che le ricorda tutto quello che lei non è: giovane, bella e potente.
 

Mi sono tenuta il fondo per uno dei personaggi che più detesto, archetipo di di oppressione patriarcale e pater familias. Non bastava aver conosciuto Tritone come padre geloso e possessivo, è diventato un nonno altrettanto protettivo che il film cerca di giustificare con le minacce di una nuova antagonista. Sembra che le femmine della sua famiglia non aspettino altro che cacciarsi nei guai (o volersi emancipare da una dimensione che le limita) per vederlo scendere in campo contro le perfide megere del mare. Qui abbiamo modo di scoprire un altro aspetto del suo carattere: l'atteggiamento da padrone di fabbrica all'alba della rivoluzione industriale nei confronti dei sudditi, da cui esige lo strenuo sforzo quando i suoi affetti sono in pericolo, negandogli persino il tempo di mangiare. 

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