L'anno successivo al rocambolesco sequel di Bianca e Bernie, Disney torna agli umani e fa il botto. Il film è un altra importante tappa di rinascita disneyana e sarà il primo a guadagnare una nomination agli oscar. Numerosi gli elementi-chiave e di novità anche per produzioni a venire: una protagonista apparentemente emancipata, il tema del diverso e la sua integrazione nella comunità, una storia d'amore ostacolata da più parti. E i cambiamenti nella rappresentazione di genere saranno positivi oppure no? Partiamo dalla protagonista, Belle.
Dopo l'uscita de La sirenetta due anni prima, le polemiche per l'ennesima protagonista che sognava l'amore avevano spinto Disney a costruire un personaggio di
maggiore spessore, con altri interessi oltre a innamorsi e vivere per sempre tra le braccia di un principe. Un tentativo riuscito per diversi aspetti: Belle ha una grande passione per la lettura e ne esalta il valore (un buon insegnamento per tutti), è curiosa, aperta ai cambiamenti, in grado di adattarsi a situazioni difficili e dimostrare il suo coraggio. Entra a tutto diritto nel catalogo delle ribelli Disney per la volontà di determinare il
proprio destino e rifiutare le attenzioni di
Gaston, uomo rozzo e incolto al cui fascino non cede nonostante l'avvenenza (fatto piuttosto raro). E' consapevole del suo valore, del fatto che quel volgare giovanotto non la meriti e possiede l'indipendenza necessaria a dimostrargli il suo completo disinteresse, nonostante lui le faccia notare che le zitelle alla morte del padre
finiscano a chiedere l’elemosina.
Inoltre, Belle è consapevole che quel paesino sia un limite alla sua voglia di scoperta e che si sente diversa da ognuno di loro: lo
avverte lei e glielo rimproverano i compaesani. Per i bambini, che potrebbero vivere il disagio derivante dal sentirsi diversi e non essere accettati, può essere d'aiuto empatizzare con personaggi che vivono le medesime situazioni. Mi piace la consapevolezza di Belle nel capire che la vita le destinerà
altro e che quel contesto provinciale le va stretto, ma anche la
fiducia nell’aspettare il cambiamento con serenità.
Un inizio promettente, giusto? D'altro canto, gli stereotipi femminili a cui Disney ci ha abituati non possono neutralizzarsi tutti in una volta, destabilizzando il suo pubblico avezzo a principesse concilianti e rimbambite: doveva pur conservare il suo mazzetto di cliché, attaccati come patelle allo scoglio. Per esempio, consideriamo l'amore per i libri: Belle
legge storie d’amore e, attraverso una forma più emancipata
che le regala la dignità dell’istruzione, lo sogna, proprio come Ariel.
Un altro aspetto critico di queste eroine è l'incapacità di mostrare sentimenti negativi, ma fondamentali e naturali come la rabbia. Problema che i personaggi maschili non conoscono, come dimostrano le esplosioni di Gaston e della bestia. Per esempio, nel corso del primo
incontro con il bel pretendente, ma anche quando lui le propone di sposarlo, sebbene
sia evidente la disistima che nutre per lui, Belle potrebbe respingerlo
con più convinzione, invece di assecondarlo e sperare che se ne vada. Vedi anche il penoso “Magari un’altra volta", riferito a una
visita alla taverna per ammirare i suoi trofei: è chiaro che non avrai mai
intenzione di farlo e lo consideri un poveraccio, perchè non dirglielo e toglierselo di torna una buona volta? Ma perchè rimettere le persone al proprio posto o rispondere per le rime non è l'esempio che una protagonista Disney dà alle bambine. Riflessione interessante se contrapposta alla rabbia della bestia come diritto inalienabile e naturale espressione della sua
personalità.
Gli unici momenti in cui si incazza, ha nerbo e carattere sono quelli in cui la vita o la reputazione delle persone che ama, non le sue, sono messe in pericolo: succede più volte con l'indifeso padre e con la bestia verso il finale. Del resto, nei personaggi femminili l'assenza di reazioni forti che non siano la disperazione è un tema ricorrente nei film Disney. Sarebbe invece importante comunicare alle bambine che esprimere la propria rabbia è sano e accettabile, che hanno il diritto di stoppare un pretendente che le infastidisce invece di subirlo, e che i sentimenti negativi non vanno repressi, tantopiù per ragioni di genere.
Passiamo al principe più insolito mai visto finora. Innanzitto, curioso notare come l'età limite per trovare l'amore secondo le storie Disney si stia alzando: la fata intima il principe di fare innamorare qualcuno entro i 21 anni. Altro che i 16 anni di Aurora!
L'evoluzione del rapporto tra Belle e la bestia è di una dolcezza commovente (io non faccio eccezioni), tuttavia rischia di fare passare messaggi particolarmente problematici.
Positivo il tema della diversità e
quello del valore di una persona che si cela dietro un aspetto
terrificante, mentre un giovane attraente può essere stupido e
sgradevole, oltre che cattivo e dannoso, messaggio del tutto nuovo in Disney. Più
sinistro invece mostrare un uomo che
cambia grazie alla dolce persuasione femminile, che può indurre a pensare che
si possano rieducare soggetti violenti e abusivi, aspetto
drammaticamente attuale nelle relazioni tra uomo e donna.
Poi c'è la la famigerata sindrome di Stoccolma, da sempre associata al film: la bestia imprigiona Belle per rompere l'incantesimo e la ragazza finisce per innamorsi del suo carceriere. E' anche vero che lei
comincerà a considerarlo in maniera diversa solo quando si rende
conto che lui può essere gentile e rifiuta apertamento il suo atteggiamento aggressivo. Il problema, in effetti, è che la bestia è
sempre sull’orlo della violenza. In generale, malgrado l'autorevole opinione di Emma Watson, non penso che il messaggio sia edificante per l'educazione sentimentale delle ragazzine, soprattutto di questi tempi affollati di relazioni abusive.
Il film fa passare anche l’idea perversa che se riesci a rimanere in compagnia di una donna
abbastanza a lungo e mostrarle davvero come sei fatto, finirà per
innamorarsi di te, come se le sue inclinazioni e preferenze non
contassero, o non esistessero.
Infine, un altro tema diseducativo è quello per cui "Non
sei il mio tipo, ma lo diventerai", caro a Disney e ai molti
prodotti destinati al target femminile: insegna alle donne a vedere un uomo come qualcuno da cambiare, “riparare”, in attesa che si
trasformi in quello che desiderano, e non come un individuo da scegliere o
rifiutare in base a come sono fatti oggi (e saranno anche domani).
Più marginale ma pur sempre da sottolineare il fatto che ancora una volta spetti all'eroe salvare la protagonista incosciente dai lupi, pretesto per far sì che
Belle cominci a vederlo con occhi nuovi. E’ vero che nel finale sarà lei a correre in suo aiuto, ma non per un intervento decisivo:
arriverà tardi, quando gli oggetti magici avranno già scacciato gli
invasori, e implorando Gaston di non fargli del male risveglierà il suo
interesse per la vita e la forza di combattere.
Infine, nel finale tutto cuore la bestia tornerà il bel principe che era un tempo, dopo aver fatto esperienza dell'amore. Interessante notare come insieme al suo aspetto cambi anche la voce: calda, umana, ricorda quella del classico eroe Disney. Certo
delude un po’ che si debba ricorra al pretesto dell’incantesimo perché la bestia torni il principe che
tutti ci aspettiamo di vedere, ma forse i tempi non sono ancora maturi
per un personaggio orrendo ma vincente come Shrek. E poi c'è il messaggio sottointeso che la violenza e l'aggressività derivano dall'aspetto mostruoso: non a
caso, diventa bellissimo solo quando impara a essere buono e gentile.
L'aspetto forse più squisitamente progressista sotto il punto di vista di genere è un antagonista altrettanto insolito: positivo questo rovesciamento dell'abusato cliché bello e buono/brutto e cattivo.
Gaston è un cattivo atipico, anche lui coinvolto in un processo di trasformazione notevole: avrebbe le fattezze del principe, se non fosse per i ghigni crudeli, e ne viene demonizzata l'ottusità, il machismo e l'ignoranza. Sulle prime si presenta come arrogante ma innocuo, fonte di comicità. Belle lo rifiuta non perché in lei veda solo la bellezza, aspetto per cui nessuna principessa Disney si è sentita offesa, ma perché la vuole ingabbiare in un matrimonio servile, che metterebbe fine ai suoi interessi e alla sua curiosità. Può essere importante per le bambine riconoscere in quello che sembra un principe tratti particolarmente negativi. I bambini, allo stesso modo, possono riconoscere un modello
maschile negativo, a cui certo non viene voglia di assomigliare.
Curiosamente, è l’uomo per una volta a passare dall’infatuazione al
matrimonio, anche se per Gaston la decisione arriva da una scelta
razionale (è bella, la desidero) e non da un amore a prima vista. E' talmente sicuro del suo fascino e abituato a essere considerato irresistibile che dà per scontato che Belle sarà felice di
sposarlo e non accetterà mai il suo rifiuto. Questo ne mette in luce anche il sessismo palese e rumoroso, che lo ridicolizza e ne fa una macchietta. Via via che il rapporto tra Belle e la bestia si fa più intimo, vediamo Gaston diventare cieco di gelosia, detestabile, insopportabilmente intollerante, tanto da meritare la fine tremenda che aspetta un simile infame che attacca alle spalle.
Lo considero un bel passo avanti per un antagonista Disney da sempre disegnato come sgradevole e un'indicazione interessante per il pubblico ad andare oltre le apparenze di un corpo atletico e di zigomi cesellati. Forse per una protagonista dalla bellezza alternativa i tempi non erano maturi (e non lo sono ancora, considerato a che punto siamo oggi), ma per i personaggi maschili lo stigma non è così schiacciante e dunque ci contentiamo di questo significativo progresso.
Per finire, occupiamoci dei pochi e deludenti personaggi femminili secondari: le tre pretendenti di Gaston, che curiosamente mostrano come per una ragazza attraente e colta sia necessario bilanciare con tre graziose, stupide e vuote coetanee, utili solo a confermare lo stereotipo che associa bellezza e poca intelligenza; Spolverina, che esiste in funzione di Lumière e dispone solo di armi di seduzione; Mrs Bric, una mamma sdolcinata e retorica come ne abbiamo viste tante e l’armadio, corpulento e comico: spesso questi personaggi si riducono a cliches prevedibili, quello della mamma sentimentale e della cicciona esilarante, il che rende superfluo caratterizzarli più profondamente, attribuirgli altri valori: hanno funzioni ben precise, quella di divertire o di ricordarci quanto sono buone le mamme. Insomma, se Belle ha dato le sue soddisfazioni in fatto di emancipazione, altrettanto non si può dire delle comparse femminili, poco incisive e ingabbiate da stereotipi triti e ritriti.
Interessante però notare che, dopo una figura paterna ingombrante e possessiva (oltre che aggressiva) come Tritone, Maurice ne rappresenti una del tutto opposta, geniale ma incompreso e fin troppo buono con chi lo schernisce. Ha un ottimo rapporto con Belle e non ha intenzione di tenerla sotto chiave o di imporle un matrimonio. Anzi, è lei a doverlo difendere dalle prese in giro, poi dalle accuse di pazzia e infine dal tentativo di rinchiuderlo in manicomio: ha un senso di protezione nei suoi confronti che finora si è visto solo a ruoli invertiti.
Un film d'animazione su cui c'era molto da dire e a cui bisogna riconoscere il merito di aver introdotto aspetti di modernità inediti in Disney fino a quel momento: una protagonista colta e piena di ambizioni, un cattivo bello e sessista, un eroe dall'aspetto sgradevole ma dal cuore d'oro. Se certe aspettative sociali su come si debbano comportare femmine e maschi sembrano superate, il film mette in scena dinamiche altrettanto problematiche nella relazione tra i protagonisti: il rapporto basato su violenza e paura tra Belle e la bestia, i meccanismi narrativi che li fanno conoscere e innamorare, la poca considerazione per le preferenze e le aspettative della ragazza.
Quando si tratta di cattivi insegnamenti, Disney sa sempre rinnovarsi.
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