Il ricordo della prima volta che vidi il film è scolpito nella mia memoria: tornai a casa, mio fratello mi chiese come l'avevo trovato e scoppiai in lacrime. Mia madre, che ha l'innato dono di capire sempre cazzi per palazzi, annunciò con aria grave: dev'essere stato molto triste. Ma no, proruppi, sono completamente senza voce, ho la gola in fiamme!
E' forse l'ultimo lungometraggio Disney che vidi in età per farlo: per qualche motivo, smisi di seguire i successivi e alcuni li recuperai già abbondantemente adolescente, certo con uno spirito diverso. Ecco perché lo considero l'ultimo, vero classico Disney. Rivisto in treno per questa recensione, ho rischiato di esserne cacciata fuori a calci: ho riso per l'intera visione. Il mio approccio critico alla recensioni di genere non ha mai esulato dal considerare l'affetto che mi lega a questi film e il talento che esprimono. In questo caso, devo dire che Mulan è davvero spassoso, non c'è nulla da fare!
Ispirata a una leggenda cinese millenaria adattata alle tendenze ideologiche e culturali della fine degli anni novanta, la storia di Mulan è stata riadattata per quell'inspiegabile mania disneyana di far confluire il destino di ogni protagonista nell'immancabile storia d'amore. Nella versione leggendaria, tuttavia, di Shang non c'è traccia.
Uno dei film più interessanti degli anni '90, che annovera, sulla scia di Pocahontas, una delle protagoniste più positive e moderne, facendo gridare i critici alla storia emancipata, al progresso compiuto rispetto alle colleghe sguattere di nanetti e sorellastre, e dando al pubblico il contentino sociale che i tempi rendevano necessario. Eppure è anche l'opera che più rappresenta la tematica dei ruoli sessuali e lo fa attingendo a manciate dei più biechi luoghi comuni.
Lo sforzo della protagonista, infatti, vera icona di modernità, combattiva e coraggiosa (ma pur sempre mossa da estremo altruismo e amore paterno) viene vanificato da una fiera di stereotipi sulla rappresentazione del conflitto tra maschile e femminile.
Partiamo dal principio: la protagonista è una giovane donna, in fondo ancora ragazza, ma già papabile per il matrimonio, che vorrebbe rifiutare di sottomettersi alle aspettative della società circa il ruolo femminile, ma è terrorizzata di deludere le aspettative del padre, per cui stravede, a cui si ispira e per la cui stima si snatura. Molto poco a che fare la sua personalità con il modello di donna che la società vuole costruire, e che apprendiamo dalle canzoni dei primi venti minuti, quelli in cui Mulan si sforza di ingraziarsi una vecchia matrona per compiacere la famiglia. Il testo si rivela in tutta la sua sinistra conformazione di genere:
"C’è un solo modo in cui potrai dare gioia a tutte noi
Un uomo pur che sia di buona dinastia
Gli uomini vogliono donne obbedienti ma che volino, educate e col del fisico
I maschi in guerra e noi a casa a procrear
Guarda loro con amore, sono belle e mute in gioventù, per noi tutte la virtù"
Come sappiamo, la ragazza, con il suo atteggiamento maldestro e spontaneo, fallisce platealmente la sua consacrazione come donna in grado di sottendere le aspettative della società cinese. La vergogna che prova nei confronti del padre è profonda: è lui quello che conta in famiglia; sui sentimenti che genera nella madre e nella nonna nemmeno si interroga.
Quanto tutto questo sia insano Disney non teme di evidenziarlo, gongolante nel mostrare una società non occidentale che maltratta e snatura le donne. Sul fatto che l'emancipazione e la parità passino dal
vestirsi e agire come un uomo per mostrare il proprio valore, però, ci viene qualche dubbio.
Parrebbe che le sue principesse fin qui si siano mostrare del tutto inadatte alla sopravvivenza, sempre pronte a cacciarsi in qualche pasticcio, perché così esprimevano la propria bontà d'animo in contrasto alla perfidia delle cattive che le opprimevano: del resto, le donne astute e intelligenti erano sistemicamente negative. Ed ecco arriva Mulan, che come e più di Pocahontas si impone come un nuovo modello per le spettatrici: imbranata ma determinata, fallibile in imprese di poca importanza (dimostrare una femminilità stolida) ma capace di compierne di memorabili quando si tratta di cose che contano. E cos'è che conta per Mulan? Esprimersi lontano dalle aspettative familiari? Rinnegare i legami in nome della sua indipendenza? Viaggiare, combattere per la sua personale aspirazione, rompere lo status quo?
No. Molto più prevedibilmente, salvare il culo al padre. E come? Diventa una figura attiva, ricoprendo un modello maschile che mantiene lo stereotipo: dimostra il suo valore mostrando caratteristiche e misurandosi in attività tipicamente maschili.
La spinta all'emancipazione e alla crescita personale, dunque, distorce del tutto la nobiltà dell'intento.
Del resto, è triste notare come per l'intera vicenda l'eroismo della protagonista è motivato dal sacrificio altrui: per il padre, per Shang, per la patria.
Un altro tema forte della commedia sono le differenze di genere: la sua comicità è in gran parte costruita sulla storia di una donna costretta a fingersi uomo, pur trovandoli disgustosi, e sulle difficoltà che incontrerà a rendersi credibile: in poche parole, sugli equivoci di genere.
Esempi in questo senso sono alcune battute molto significative. Mulan si lava nel fiume, commentando: "Solo perché somiglio a un uomo non significa che devo puzzare come un uomo".
Yao si erge su una roccia nudo, mostrando il pene con fierezza e sfidando i compagni: "Mi dispiace, ma voi femminucce non potete farci niente".
In questo continuo conflitto tra i generi, basato su clichés privi di consistenza ma duri a morire, come la poca attitudine maschile alla cura del corpo, essere femmina è poco meno di un disonore agli occhi dei guerrieri e un limite per la protagonista, impegnata allo stremo a dimostrare che il genere a cui appartiene non la sfavorisce nella battaglia e non la rende più debole. Insomma, il concetto di femminilità non ne esce particolarmente bene.
Aspetto più positivo è certamente mostrare come la dedizione e il sacrificio la riscattino agli occhi del suo capitano e che da donna possa portare valore all'esercito. D'altra parte, anche i suoi compagni devono passare attraverso la fase iniziale del fallimento, a dispetto di tutta la virilità che ostentano in quanto uomini. Il momento in cui tutti si confrontano con l'impreparazione fisica e mentale all'esercitazione è una rappresentazione onesta e divertente di uomini imbranati alle prese con un’attività tipicamente maschile e virilizzante come combattere.
In qualche modo, giocando sull'ironia del conflitto tra generi e relativi stereotipi associati, Disney cerca di invertire la rotta rispetto alle principesse tradizionali e abbracciare una tendenza pop del femminismo, che passa attraverso la rappresentazione di donne forti, combattive, indipendenti.
Quello che lascia ancora perplesse, a un'analisi più profonda, è il fatto di ribadire che tutto il potenziale eroico che Mulan conquista nel corso della storia, facendosi il culo, affrontando umiliazioni e rischiando la vita, va perso con il ritorno a casa, a una quotidianità banale e mortificante per una leggendaria guerriera: essere finalmente vista dal padre, sperare che con Li Shang nasca qualcosa, servire la famiglia. E dire che l'imperatore le offre l'opportunità di una vita diversa, ma lei rinuncia alla carriera governativa per tornare da loro.
Sembra contraddittorio che la morale di fondo affermi come aggrapparsi a posizioni sicure e rassicuranti non permetta di fare la differenza, ma solo mettendosi in gioco e rischiando in prima persona, fisicamente ed emotivamente, si può sperare di ottenere cambiamenti per la propria situazione personale e per quella della collettività.. E poi si rimangi tutto, relegando la protagonista forse con le potenzialità più grandi di chiunque altra, prima e dopo di lei, a stare a casa a guardare il pesco che sboccia.
Senza contare che Mulan salva letteralmente il culo a tutti, sia nella battaglia contro l'esercito di Shan-Yu, sia in quella finale, e si aspetta comunque di venire insultata, emarginata, disprezzata: prima perché si scopre che è una donna (e qui il capitano può decidere se ucciderla o lasciarla in vita). poi quando distrugge il palazzo reale.
L'attitudine all'umiltà, all'obbedienza e alla dipendenza ne fanno un'eroina che mostra alle bambine come puntare in alto, ma che alla fine rimanere ancorata agli affetti sia l'unica cosa che conta, a dispetto di tutte le imprese straordinarie che possano compiere: il posto di una donna è con la sua famiglia.